Castello della Manta
PREMESSA
Il Castello della Manta, uno dei beni riportati all’onor del mondo dopo i pregevoli restauri del F.A.I., è uno dei posti magici del Piemonte antico.
Dopo una prima visita del 2020 ci siamo occupati delle varie parti del giardino con interventi diversificati che spaziano dalla cura del bosco, all’endoterapia, ripristino del verde dopo lavori di consolidamento, rimonda del secco e potatura di soccorso in Tree Climbing, rifacimento delle aiuole, oltre a seguirne il buon andamento insieme al personale del Castello e al manutentore.
22 Novembre 2020
LE PIANTE DEGLI AFFRESCHI
La visita al Castello è stata davvero entusiasmante! Per cui sento il dovere sincero di ringraziare ancora per la splendida occasione che mi ha dato modo di imparare nuove cose e di conoscere, attraverso le precise e appassionate descrizioni del nostro anfitrione, lo spirito degli uomini che hanno edificato, ampliato e custodito tanta ricchezza. Questo spirito aleggia ancora nelle sale del maniero ma anche e secondo me non di meno, nel giardino e nel bosco circostante.
L’idea di dar vita ad un frutteto formato dagli alberi riprodotti nel Salone Baronale è stata stimolante e perciò mi sono messo alla ricerca di dati e tracce su fruttiferi che potessero essere coltivati in questa parte del Piemonte nei secoli che hanno visto fiorire il Marchesato di Saluzzo.
La disponibilità del terreno antistante l’ingresso del Castello rappresenta un sito ideale, sia per l’esposizione, sia per la fruibilità che vedrei favorita da camminamenti in legno di castagno per raggiungere agevolmente i gruppi di alberi che pianterei su terrazzini pianeggianti sorretti sempre con paleria di castagno, dove i visitatori possono essere accompagnati in un tour che lega il passato (alberi visti negli affreschi) e il presente/futuro cioè gli alberi vivi e reali!
L’autore degli affreschi coglie benissimo le sfumature tra le diverse tessiture del fogliame come anche il dettaglio dei frutti che in alcuni casi, come per il Fico e il Nocciolo ad esempio, sono inconfondibilmente riconoscibili… Pare lecito pensare che la stessa visione sia stata usata anche per le altre piante che, ahimè, non sono più così comuni ai nostri giorni e solo l’occhio esperto può attribuire a questa o quella famiglia botanica.
Tuttavia mi sento di poter stilare un primo elenco di specie con una buona percentuale di corrispondenza storico/botanica.
Una grande conferma dell’attenzione al particolare botanico mi è stata data dall’osservazione delle erbe ai piedi dei personaggi, dove spiccano le Fragole, il Trifoglio, Graminacee e Leguminose….
Ovviamente si tratta di un primo studio che sarei lieto di approfondire in un prossimo futuro…
Inizierei subito con l’albero che compare alle spalle del Valerano e anche di una delle dame del salone.
Credo si tratti al 99 % del Crataegus azarolus
volgarmente Azzeruolo, molto presente nei frutteti del Piemonte fino a inizio 1900 e poi decaduto come molti altri per la piccolezza dei suoi frutti …
Le foglie sono riprodotte alla perfezione e mi sentirei di escludere si tratti del cugino Crategus monogyna il Biancospino selvatico, che cresce più come arbusto che come albero. L’Azzeruolo invece era allevato come albero da frutta nonostante le spine che però non rappresentavano un problema in quanto i frutti maturi si raccolgono a terra.
Molti lo apprezzavano anche per la durezza del legno e ho conosciuto personalmente molti contadini ma anche vecchi giardinieri che ne erano affascinati…probabilmente come il nostro Valerano….
Anche il Crataegus crus-galli
detto Biancospino a zampa di Gallo per via degli speroni fioriferi, potrebbe essere presente tra le essenze del salone, me lo fa pensare la forma della foglia che non è incisa come nell’Azzeruolo ma ovale e finemente dentellata….
Credo sia utile tenere presente questa specie nella ricerca e quindi la riporto.
Ambedue le essenze avevano anche una attinenza religiosa, come molte piante portatrici di spine e per questo facilmente legate alla Passione di Gesù…
Proseguendo nell’elencazione delle specie o varietà non ci sono dubbi sulla presenza del
Ficus carica, il Fico, nelle due versioni a frutto bianco (verde) e nero. Non ci deve stupire la presenza negli affreschi di piante che oggi siamo ancora abituati a considerare tipiche del clima mediterraneo (anche se il cambiamento climatico in corso ci porta inesorabilmente verso un periodo caldo…) in quanto piante come l’Olivo e anche alcuni agrumi erano largamente coltivati in tutto il Piemonte fino all’epoca della “piccola glaciazione” che ne ha pressoché cancellato la presenza… ma questa è un’altra storia….
Altra pianta sicuramente presente è il Pero “Martin Sec”
dall’affresco si vede chiaramente un tipo di frutto appartenente alla vasta famiglia delle pere Martin, che sono ancora reperibili da piante madri della zona di origine che molto probabilmente è il Cuneese… Nello studio sul germoplasma frutticolo redatto dall’equipe del Prof. Bounous al quale speso faccio riferimento per la realizzazione di progetti volti alla conservazione e allo studio delle vecchie varietà di fruttiferi interessanti perché recano nel loro DNA il superamento di crisi climatiche del passato e quindi potrebbero essere utili indicatori di dati utilizzabili oggi, esistono poche piante madri di Martin Berton, Martin dla Sala e anche Martin ‘d Saluse ( Martin di Saluzzo) che potrebbe proprio essere il nostro!
Altra certezza è la presenza del Corylus avellana
il Nocciolo, del quale l’artista riproduce esattamente il frutto….
Quasi certa la presenza di Mespilus germanica
il Nespolo nostrano, altro frutto sempre presente negli antichi frutteti piemontesi, apprezzato per la tardiva maturazione: si raccoglie infatti appena ammezzito e se ne gusta la polpa dolce e pastosa…ma poco attraente alla vista…
Potrebbe essere anche presente l’altro Nespolo, quello del Giappone, che cito ma non riporto in elenco in quanto nessun disegno di foglia corrisponde o farebbe pensare a questa pianta originaria del Giappone ma coltivata nelle zone mediterranee. Esistono vecchi esemplari in Piemonte che sono sopravvissuti al freddo e ai anni da neve, testimoni della presenza in tempi andati…E’ comunque da considerare durante un eventuale futuro studio di fattibilità….
Anche la presenza del Pero o Melo Cotogno, Cydonia oblonga
altra presenza nei frutteti antichi pare riscontrabile in uno degli affreschi, anche se la dimensione dei frutti, molto piccoli rispetto al reale, fa sorgere qualche dubbio…tuttavia la forma ed il colore paiono attribuibili a questa specie.
In uno degli affreschi ci pare di riconoscere Ziziphus jujuba
il Giuggiolo, la forma delle foglie e il portamento sono fortemente indicativi ed anche la conformazione il colore dei frutti…Tuttavia, trattandosi di una specie più diffusa nel Triveneto che da noi parrebbe strano….però non impossibile….
Uno degli alberi è certamente un Ciliegio Prunus avium
nella foto riporto il Ciliegio selvatico, in piemontese “Ciriboit” oggi presente nei boschi e usato come portainnesto. Nel parco vi è un esemplare bellissimo che colpisce perla sua arditezza di crescita quasi avvolto ad un Castagno selvatico…
Le piante che seguono sono citate perché molto simili a quelle ancora senza un nome…. le riporto come traccia da seguire per un ulteriore approfondimento sul posto Prunus brigantina
antesignano degli Albicocchi ai quali spesso è assimilato è in realtà una antica specie a sé stante…
Cornus mas, il Corniolo con frutti rossi o neri era anch’esso presente nei vecchi frutteti e in uno degli affreschi pare proprio presente…
Pyrus amygdaliformis, si tratta di una specie di Pero selvatico che mi ha colpito perché la forma ed il colore dei frutti paiono presenti in uno degli affreschi…
Malus sylvestris, il Melo selvatico anch’esso sicuramente presente all’epoca ma nel nostro caso è ancora arduo procedere ad una giusta attribuzione.
Juglans regia, il Noce potrebbe essere la spiegazione ad uno degli affreschi con frutti verdi alternati a frutti marroni…..
Prunus domestica, specialmente la varietà detta “Ramassin” parrebbe essere presente dietro ad una delle dame…. D’altronde il “Ramassin di Pagno” è proprio una vecchia varietà originaria del Saluzzese.
Prunus amygdalus, il Mandorlo, anche lui presente in Piemonte prima del grande freddo potrebbe essere l’albero dietro ad una dama…
Ed infine Punica granatum, il Melograno, riconoscibile in uno degli affreschi per la forma del frutto ma non per la forma delle foglie…..
In ogni caso questa relazione vuole essere solo un primo contributo al riconoscimento degli alberi affrescati con l’augurio di poter dare loro nuova vita in un giardino/frutteto che potrebbe arricchire l’offerta di questo splendido e ben curato Castello.
In questo frutteto mi immagino anche la Fragaria vesca
Fragola di bosco, in omaggio all’artista autore degli affreschi, particolare che ho notato tra l’erba, magari allevate su tronchi di Palme della Cina per consentirne la raccolta in verticale….
2022
Giardino delle Rose
Questo affascinante giardino delle Rose, ricavato su uno dei terrapieni del Castello conserva ancora qualche traccia del passato così come si intravede da una fotografia esposta nella sala delle Grottesche: niente tappeto erboso ma ghiaia su tutta la superficie escluse le aiuole e una teoria di bellissime fioriere in legno con agrumi che in inverno trovavano riparo nella limonaia sottostante
2022
Le aiuole del Castello
L’introduzione della pacciamatura ha migliorato l’aspetto generale delle aiuole esistenti e di quelle nuove, diminuendone le operazioni di manutenzione ordinaria come la scerbatura manuale delle erbe spontanee indesiderate e le bagnature.
Le aiuole mantengono qui un aspetto ordinato ma non formale: il giardino di questo Castello conserva un atmosfera nobile ma al contempo agreste, quindi la scelta e la disposizione delle piante rientra in questi parametri
Aiuole Iperico
Questa striscia ospita la Vite vergine americana, Parthenocissus quinquefolia e Hypericum calycinum, essenza coprisuolo esempio di pacciamatura viva
Aiuola Ceratostigma
Qui troviamo una Rosa roxburghii “Plena” adiacente il muro. Questa rosa è un'antica varietà di Rosa botanica detta anche Rosa castagna per la particolare forma dei suoi cinorroidi.
Ceratostigma plumbaginoides é l'essenza dominante e tappezzante, D'inverno la parte aerea sparisce lasciando in vista lo strato pacciamante di cippato di castagno ma in primavera gruppi di Narcisi, Narcissus pseudonarcissus e di Tulipa urumiensis “Tarda” colorano di giallo questa aiuola d'ingresso.
Un gruppo di Agapanthus africanus “Albus” posto fuori dal baricentro dell'aiuola spezza le linee e offre una fioritura estiva prolungata contemporanea a quella del filare di Rosa robusta che fa da sfondo.
La bordura di Liriope muscari, serve a delineare l'aiuola evitandone il calpestio dei visitatori
Aiuola Iris
Iris foetidissima è l'essenza dominante. Alcune Hoste crescono nella parte più all'ombra del vecchio Ilex aquifolium, l'Agrifoglio e l'introduzione di alcune ortensie richiama la teoria dello stesso genere posta lungo il muro perimetrale che dà sul bosco. Aspidistra elatior, altra essenza da ombra che sicuramente può reggere la mancanza d'acqua data dalla copertura degli alberi sovrastanti trova posto lungo il muro fino al cancello carraio.
Anche qui la bordura di Bergenia cordifolia dona una nota di colore in primavera e contiene l'aiuola
Aiuola Carpini
Il Carpino, Carpinus betulus, essenza arborea autoctona crea una zona ombrosa in estate. Queste piante soffrono dei cambiamenti in corso ma reagiscono ancora abbastanza bene.
Liriope muscari qui è usata come tappezzante e, seppur con fatica, riuscirà a coprire il terreno tra le radici dei Carpini
Aiuola Rosa “Regina della Neve”
Questa aiuola si presentava sovraffollata di essenze poco adatte al contesto.
Una volta recuperati i rizomi degli Iris si sono dimostrati utili per la loro rusticità, a riempire la striscia di terreno lungo il muro delimitante il parcheggio.
Le piante recuperabili troveranno nuovi spazi in altre zone del giardino.
All'interno Rosai bianchi di altezza media della varietà Regina della Neve, una rosa paesaggistica, rifiorente da maggio ai geli, con fogliame verde brillante, robusta tanto da essere usata anche in contesti non nobili come gli sparti traffici...ma proprio questa caratteristica oggi ci consente di superare gli eventi climatici avversi.
La bordura di Iris japonica dal fiore simile ad un orchidea, mantiene la foglia in inverno e completa l'aiuola con due sole specie di piante
Giardino delle Palme
Le Ortensie
Endoterapia
Terrazza superiore
Scorci
Varie